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giovedì 19 gennaio 2012

SHAME di Steve McQueen










Un asfissiante affresco del malessere, un grido di dolore contemporaneo: da non perdere.


Voto ***      7½


Asfissiante e bellissimo allo stesso tempo questo secondo lavoro per il cinema di Steve (Rodney) Mc Queen, quarantatreenne londinese che ha già esordito nel cinema raccogliendo unanimi applausi con l’austero ed esteticamente inappuntabile “Hunger”, storia di Bobby Sands piu’ che giustamente premiata a Cannes 2008 con la “Camera d’or” per la migliore opera prima.

In “Shame” tutto è sofferto, claustrofobico, nulla è mai liberatorio. Fassbender è un volto ora sfocato nel buio di una metropolitana, poi è una silhouette sbiadita tra il vetro e l’acqua di una doccia. E’ un uomo sempre deformato dallo specchio che lo riflette, costantemente prevaricato dalla sua ombra: cerca godimento e trova solo sfoghi compulsivi, infine trova (in)consapevole espiazione al bancone di un bar.

McQueen sta sempre incollato su Fassbender, “gli stringe il campo addosso” fino a farcelo percepire molte volte come un leone in gabbia, un prigioniero (…della vita…) ansioso, agitato ed ansimante. Spesso i confini dello schermo paiono per lui quelli di un carcere, del quale lui tocca continuamente le mura senza riuscire mai ad evadere.

Shame”, coraggiosamente e senza nessuna curiosità pruriginosa (pur mostrandoci niente di meno del “necessario”) prende di petto la tematica del “sesso come droga”, una delle tante devianze del nostro tempo, forse una delle piu’ importanti e sottovalutate.

Nei protagonisti traspare con nettezza un passato poi sconfinato in un presente patologico, ma abbiate comunque l’occhio e l’acutezza di “gestire il vostro sguardo” gettandolo anche in “campo aperto” e vi accorgerete di poter distinguere, non solo fra le righe, molto altro oltre la storia personale di Brandon.

Shame” è un grido di dolore contemporaneo! L'affresco di un malessere che travalica il suo confine verso la “malattia” ed invade il territorio del quotidiano, mischiandosi all’abitudine, facendosi norma deleteria.

E dopo aver visto il film di McQueen tutto quello che l’immaginario comune presumibile ci rimandava come “bello e desiderabile” sembra ora l’inferno in terra: fatto solo di carne e senza fiamme!