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venerdì 8 febbraio 2013

ZERO DARK THIRTY di Kathryn Bigelow









Spasmodiche ossessioni e malesseri Americani: istantanee cinematografiche da un conflitto interminabile.

Voto ***         7

Dall'attentato alle torri gemelle all'uccisione di Osama Bin Laden. Dieci anni di guerra ad Al Qaeda, tutti caricati sulle spalle di Maya/Jessica Chastain: sul suo volto, nella sua spasmodica rincorsa al nemico fantasma e nell'uso multiforme del suo talento investigativo c'è tutto il tormento di una Nazione ed il suo smarrimento dentro un conflitto senza fine.

Zero Dark Thirty” è la nuova pellicola di Kathryn Bigelow, la prima donna ad aggiudicarsi l’ Oscar nel 2010 con “The Hurt locker”: sei statuette all’epoca, tra cui miglior film e per l'appunto miglior regia, per un lungometraggio che non navigava verso lidi troppo distanti da quelli attuali.

La regista Californiana preferisce una descrizione del conflitto militare più riflessiva e “psicologicamente spossante”, senza montaggi rutilanti ed adrenalinici ma indagando luoghi distanti dal fronte, come le anonime e sperdute prigioni dove il nemico puo' esser torturato ed umiliato, ridotto persino a camminare a quattro zampe indossando un collare per cani.

In “Zero dark Thirty” c'è molto dell'anima nera dell'America e della sua congiunzione e collisione con mondi diversi e distantissimi, molte delle ossessioni che quella nazione ha patito per un decennio e diverse gradazioni di lettura di uno scontro che, in parte, è inevitabilmente anche incontro e modificazione “genetica e culturale”.

Istantanea simbolo di questa mutazione sembra poter essere Jessica Chastain, avvolta nel chador nero con ai piedi le “All Stars”, che con una mano porta alla bocca una patatina fritta, mentre con l'altra tiene in mano una lattina.

Nel finale, dopo che i soldati eroici e guasconi hanno rischiato la vita - per Dio e per la Patria? - un cadavere giace inerte in un sacco, dopo esser stato trasportato come una qualsiasi refurtiva. Attorno sguardi smarriti, parole che non riescono ad affiorare alla bocca ed una funerea assuefazione alla morte: sono i sintomi consequenziali all’assunzione di troppa adrenalina bellica.

Devastante il disorientamento: inevitabile che ogni giorno divenga più difficile distinguere l'orizzonte in lontananza ed enormemente complicato calcolare la reale distanza che ci separa dalla luce in fondo al tunnel.