Spasmodiche
ossessioni e malesseri Americani: istantanee cinematografiche da un
conflitto interminabile.
Voto
*** 7
Dall'attentato
alle torri gemelle all'uccisione di Osama Bin Laden.
Dieci anni di guerra ad Al Qaeda, tutti caricati sulle spalle di
Maya/Jessica Chastain: sul suo volto, nella sua spasmodica rincorsa
al nemico fantasma e nell'uso multiforme del suo talento
investigativo c'è tutto il tormento di una Nazione ed il suo
smarrimento dentro un conflitto senza fine.
“Zero
Dark Thirty” è la nuova pellicola di Kathryn Bigelow, la prima
donna ad aggiudicarsi l’ Oscar nel 2010 con “The Hurt locker”:
sei statuette all’epoca, tra cui miglior film e per l'appunto
miglior regia, per un lungometraggio che non navigava verso lidi
troppo distanti da quelli attuali.
La
regista Californiana preferisce una descrizione del conflitto
militare più riflessiva e “psicologicamente spossante”, senza
montaggi rutilanti ed adrenalinici ma indagando luoghi distanti dal
fronte, come le anonime e
sperdute prigioni dove il nemico puo' esser torturato ed umiliato,
ridotto persino a camminare a quattro zampe indossando un collare per
cani.
In
“Zero dark Thirty” c'è molto dell'anima nera dell'America e
della sua congiunzione e collisione con mondi diversi e
distantissimi, molte delle ossessioni che quella nazione ha patito
per un decennio e diverse
gradazioni di lettura di uno scontro che, in parte, è
inevitabilmente anche incontro e modificazione “genetica e
culturale”.
Istantanea
simbolo di questa mutazione sembra poter essere Jessica Chastain,
avvolta nel chador nero con ai piedi le “All Stars”, che con una
mano porta alla bocca una patatina fritta, mentre con l'altra tiene
in mano una lattina.
Nel
finale, dopo che i soldati eroici e guasconi hanno rischiato la vita
- per Dio e per la Patria? - un cadavere giace inerte in un sacco,
dopo esser stato trasportato come una qualsiasi refurtiva. Attorno
sguardi smarriti, parole che non
riescono ad affiorare alla bocca ed una funerea assuefazione alla
morte: sono i sintomi consequenziali all’assunzione di troppa
adrenalina bellica.
Devastante
il disorientamento: inevitabile che ogni giorno divenga più
difficile distinguere l'orizzonte in lontananza ed enormemente
complicato calcolare la reale distanza che ci separa dalla luce in
fondo al tunnel.