Gli ultimi giorni di Bobby Sands e le lotte dell' I.R.A. in un film che è
arte, impegno politico e passione allo stato puro.
Voto
**** 9
Esordio
di rara bellezza e perfezione quello dell'inglese McQueen.
“Hunger” è un obiettivo puntato fisso sull' “ultimo miglio”
della vita di Bobby Sands, l'attivista politico dell'I.R.A. che
sacrificò la sua stessa vita per la causa Irlandese attraverso uno
sciopero della fame senza ritorno durato 66 giorni,
tra atroci sofferenze ed incredibile coraggio.
Steve
“Rodney” McQueen, Londinese, usa con passione artistica e
geometrica gli insegnamenti acquisiti anche in discipline
extra-cinematografiche e
tramuta con il suo obiettivo muri coperti di escrementi in cornici
concentriche dal sapore denso e pittorico, dei corpi nudi dei
“soldati politici” umiliati, martoriati e bastonati ne fa tante
figure Cristologiche perse in una moltitudine di brutali e disumani
calvari carcerari.
Costringe
il nostro occhio ad osservare immagini fisse dalle quali non possiamo
fuggire e dentro le composizioni che spesso raggiungono vertigini
estetiche ammirevoli ci mischia tensioni e paure (mani
sporche di sangue nel lavandino, chiavi che girano il motorino di
avviamento dell'automobile mentre qualcuno trema in finestra).
Spesso
senza l'ausilio delle parole fa riaffiorare tutto l'orrore della dura
lotta nel carcere inglese di Long Kesh detto “The Maze” tra gli
anni '70 e '80, lo
“sciopero delle coperte e dello sporco” ed infine quello letale
della fame che oltre a Sands mieterà altre vittime sacrificali.
Fassbender
è un'icona magnifica di forza e sofferenza, alcune sue immagini in
primo piano sono superbe istantanee capaci
tanto di raccontare l'assurdo cruento della recente storia politica
Britannica quanto di ben figurare sulle pareti di un museo d'arte.
Fra
tanta rara bellezza e tormento McQueen pone un lungo dialogo capace
di spiegare argomenti e motivazioni con lucidità sintetica, chiara e
tagliente: la retorica dell'esercizio teologico e semantico di un
prete a confronto con la vita reale del combattente determinato fino
all'estremo sacrificio.
McQueen,
con divagazioni che ricordano persino Bacon, Bill Viola e Van Gogh,
dipinge una tela di passioni
senza farci nessuno sconto in quanto a brutalità dell'impatto ma
rendendo immortale nelle immagini una realtà cruda e terribile come
meglio non sarebbe stato possibile: purezza
tremenda e cibo sopraffino per i nostri occhi.