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venerdì 27 aprile 2012

HUNGER di Steve Mc Queen









Gli ultimi giorni di Bobby Sands e le lotte dell' I.R.A. in un film che è arte, impegno politico e passione allo stato puro.


Voto ****      9


Esordio di rara bellezza e perfezione quello dell'inglese McQueen. “Hunger” è un obiettivo puntato fisso sull' “ultimo miglio” della vita di Bobby Sands, l'attivista politico dell'I.R.A. che sacrificò la sua stessa vita per la causa Irlandese attraverso uno sciopero della fame senza ritorno durato 66 giorni, tra atroci sofferenze ed incredibile coraggio.

Steve “Rodney” McQueen, Londinese, usa con passione artistica e geometrica gli insegnamenti acquisiti anche in discipline extra-cinematografiche e tramuta con il suo obiettivo muri coperti di escrementi in cornici concentriche dal sapore denso e pittorico, dei corpi nudi dei “soldati politici” umiliati, martoriati e bastonati ne fa tante figure Cristologiche perse in una moltitudine di brutali e disumani calvari carcerari.

Costringe il nostro occhio ad osservare immagini fisse dalle quali non possiamo fuggire e dentro le composizioni che spesso raggiungono vertigini estetiche ammirevoli ci mischia tensioni e paure (mani sporche di sangue nel lavandino, chiavi che girano il motorino di avviamento dell'automobile mentre qualcuno trema in finestra).

Spesso senza l'ausilio delle parole fa riaffiorare tutto l'orrore della dura lotta nel carcere inglese di Long Kesh detto “The Maze” tra gli anni '70 e '80, lo “sciopero delle coperte e dello sporco” ed infine quello letale della fame che oltre a Sands mieterà altre vittime sacrificali.

Fassbender è un'icona magnifica di forza e sofferenza, alcune sue immagini in primo piano sono superbe istantanee capaci tanto di raccontare l'assurdo cruento della recente storia politica Britannica quanto di ben figurare sulle pareti di un museo d'arte.

Fra tanta rara bellezza e tormento McQueen pone un lungo dialogo capace di spiegare argomenti e motivazioni con lucidità sintetica, chiara e tagliente: la retorica dell'esercizio teologico e semantico di un prete a confronto con la vita reale del combattente determinato fino all'estremo sacrificio.

McQueen, con divagazioni che ricordano persino Bacon, Bill Viola e Van Gogh, dipinge una tela di passioni senza farci nessuno sconto in quanto a brutalità dell'impatto ma rendendo immortale nelle immagini una realtà cruda e terribile come meglio non sarebbe stato possibile: purezza tremenda e cibo sopraffino per i nostri occhi.