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mercoledì 1 gennaio 2014

AMERICAN HUSTLE di David O.Russel










Una storia di truffatori, criminali, politici corrotti ed agenti in cerca di gloria. O.Russel non perdona solo gli ingordi ed i presuntuosi.

Voto ***½      8

Irving Rosenfeld (Christian Bale) e Sidney Prosser (Amy Adams): la musica di Duke Ellington li unisce e ben presto scopriranno la loro particolare attitudine a truffare il prossimo. Un bel giorno però gli capiterà di raggirare il cliente sbagliato e si imbatteranno in Richie Di Maso (Bradley Cooper), un incorruttibile agente dell'F.B.I. che, tramite il loro aiuto, proverà a metter a segno una retata colossale

Strizzando l'occhio a “La Stangata” ed a Martin Scorsese, vestendo di piccole buffonerie le ambientazioni classiche del genere e regalandogli il tocco caratteristico del suo stile vagamente stralunato, O.Russel sfodera una deliziosa commedia, che utilizza come canovaccio il caso “Abscam”, un vero scandalo di favori, mazzette e mafia della fine degli anni settanta.

I dialoghi sono scanditi con il metronomo, beffardi ed ironici ma sempre saldamente piantati nella mestizia di realtà complicate ed afflittive, a tratti lievemente “allucinati”; puntualissimi nel mettere in risalto – senza dar troppo nell'occhio – le frustrazioni e le fragilità dei protagonisti, gli umanissimi difetti, le loro ridicole e presuntuose ambizioni, le tragiche e commoventi incertezze.

O.Russel sceneggia assieme ad Eric Warren Singer il suo lavoro e spadroneggia con destrezza un film corale che con grande facilità potrebbe sfuggirgli di mano, declinando nuovamente i temi delle sue più recenti pellicole, ovvero le esistenze deluse in cerca di riscatto, la serendipità e l'ottimismo, la forza della volontà o meglio del “potere dell'intenzione”.

Come tratta da un “Vangelo dei criminali non incalliti”, “American Hustle” in controluce potrebbe leggersi anche come una sorta di “parabola sporca e divertente”, costruita su piccole e grandi nefandezze, dove i fatti vengono visti anche attraverso una lente che rifugge il benpensante conformismo e culminano in una morale che non premia i “soliti buoni” e sparge generosi aloni di umanità sui cattivi, non mostrando nessuna pietà solamente per l'ingordigia e la boriosa presunzione.    

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