Paolo Virzì descrive l'Italia di oggi, avvolgendola in atmosfere cupe ed usando un tocco meno leggero del solito.
Voto
*** 7½
Virzì
riadatta e trasferisce dal
Connecticut ad Ornate in Brianza
– paese immaginario del Nord Italia – un
romanzo di Stephen Amidon ed
attorno ad un avvenimento secondario - quanto simbolico e
significativo - fa affiorare i tratti caratteriali dei suoi
protagonisti, le loro scorrettezze, i falsi candori, le necessità
vere o finte e le disperate virtù.
Dei
cento colori scoppiettanti delle sue precedenti commedie il regista
Livornese trattiene solamente “un po' di giallo e di nero”
e confina il suo racconto in un perimetro delimitato, dentro il
quale si agitano “spiriti” claustrofobici ed invisibili: ansia,
competizione ed incertezze, mercati “volubili”, gli impatti
inaspettati delle “maggiorazioni sballate”, rendite instabili
per “posizioni” incerte.
La
pellicola è divisa in tre capitoli che ogni volta ripercorrono
quanto accaduto – e non soltanto
– cogliendone la prospettiva dalle diverse angolazioni dei
protagonisti, fino ad arrivare all'esito finale.
Più
che cementare il filone dell'investigazione e del mistero viene
sfruttato tutto
quanto la
situazione generale
può offrire per
osservare introspettivamente le persone dal punto di vista umano ed
offrire nel contempo un quadro complessivo del Paese-Italia e delle
azioni/relazioni di chi ci vive e ne disegna il frastagliato profilo:
aspiranti attrici che tempo addietro hanno rinunciato alla loro
occasione, “dilettanti
della realtà”,
finti innamorati della prosa e falsi
romantici della vita,
recensori annoiati e caustici della “Pre-Alpina”.
Lontano
da set e luoghi amici, da vecchi vezzi ed abitudini collaudate, Virzì
si abbandona scientemente ad un fruttuoso “spaesamento” e si
incammina con successo verso un orizzonte stilistico differente,
schierando in campo buoni e cattivi senza distinzione alcuna di casta
o di classe sociale,
lasciandoci osservare come la posta in gioco venga vinta o perduta
nel rimescolarsi di avvenimenti concatenati e sui quali spesso non è
possibile avere il controllo assoluto, alludendo
al “Capitale umano” non solo come la negoziazione del valore
trattato quale risarcimento dalle compagnie assicurative ma anche
come il prezzo salato che puo' trovarsi a pagare un singolo ragazzo o
persino una intera Nazione, sulla cui rovina altri hanno scommesso
senza scrupoli.
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