Morris
versus Rumsfeld: un duello in punta di fioretto, senza colpi bassi
o scorrettezze. Giudice finale della contesa: lo spettatore.
Voto
*** 7½
Per
Donald Rumsfeld “l’unico modo per sapere è immaginare”!
Purtroppo esistono
“cose che credevi di conoscere ed invece non conoscevi”,
ovvero “The
Unknown known”.
Si tratterebbe di tutte quelle informazioni che si erano immaginate
come vere ed inoppugnabili ed invece con il tempo hanno mostrato la
loro inconsistenza, forse le stesse che hanno fatto credere
all’inevitabilità di un conflitto o di una guerra, al punto da
arrivare a scatenarla.
Partendo
dai suoi “snowflakes”
(i “fiocchi
di neve”,
ovvero migliaia o forse milioni di promemoria scritti dallo stesso
Rumsfeld) il regista Errol Morris costruisce un lungo
film/intervista.
Chi
si aspetta fendenti e colpi bassi rimarrà deluso: la tattica è
quella di cercare di evidenziare i punti deboli e le contraddizioni,
senza sfociare in un vero e proprio atto d’accusa.
Rusmfled
si difende da par suo: è “maestro di doppiezza” e sfodera con
disinvoltura tutte le sue qualità di showman e di affabulatore,
sfiorando continuamente la mistificazione o cadendo nella menzogna
vera e propria.
Si
rischia di affogare nel “mare
di parole” dell'ex
segretario alla Difesa Americana:
proprio questa l'evocativa l’immagine usata da Morris nella sua
pellicola;
azzeccate le sovrimpressioni con le dettagliate definizioni del
vocabolario, il tutto sottolineato dalle musiche di Danny Elfman che
cementano ogni cosa in un
film, oppure un incubo, scegliete voi.
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