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domenica 12 gennaio 2014

DISCONNECT di Henry Alex Rubin


Storie incrociate e “collisioni” inaspettate. Contiguità sottovalutate e pericolose tra mondo virtuale e realtà.


Voto **      6

Sassy 777” scorre on line la lista dei desideri di “Boitoi18”, “Cin8380” condivide in rete il suo dolore con “Fear and Loathing” mentre “BenBoyd” fantastica avventure con l'immaginaria “Jessica Rhony”.

Ma dietro i freddi “NickName” si celano (quasi sempre...) esseri umani in carne ed ossa e presto o tardi la virtualità finisce per collidere con la realtà.

Disconnect” di Henry Alex Rubin dipana la sua trama attraverso tre (quasi quattro...) storie incrociate - sempre più un vezzo piuttosto che una vera e propria necessità della narrazione - con sceneggiatura ad opera di Andrew Stern.

Punta l'indice sui pericoli della rete (le truffe, le false identità, lo sfruttamento dei minori) ma ancora di più vuole sottolineare come questa (paradossalmente?) sia talvolta l'ennesimo tassello che contribuisce alla rarefazione dei rapporti umani ed a gettarli in crisi.

Non pare esserci comunque un intento castigatore e moralista, soprattutto considerando che nel contesto generale degli avvenimenti sarà proprio il mezzo virtuale al tempo stesso ragione ed in qualche misura soluzione dei mali.

Disconnect” è un film sulle "vicinanze solitarie", sui sensi di colpa che lentamente affiorano e le conseguenti collisioni tra le persone e nel suo insieme porta la mente a ripescare il "Crash" di Paul Haggis (tre Oscar e due Golden Globe nel 2006), del quale non regge il paragone in quanto a pathos e spessore.

Girato e pensato in maniera gradevole, molto meticolosa ed organizzata, riesce ad evitare di incespicare troppo negli incroci farraginosi, nondimeno divenendo in un istante cinema masticabile, in poco tempo digerito e presto dimenticabile.







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