Le irresistibili vicende di un “concierge” e del suo fido aiutante, mentre il mondo e l'umanità volgono al degrado.
Voto
*** 7½
In
una Repubblica immaginaria (la “Zubrowka”), a cavallo tra due
guerre mondiali, seguiamo le peripezie di un “concierge” (Ralph
Fiennes) e del suo “protetto”, ovvero del giovanissimo aiutante
Zero Moustafà (l’esordiente Toni Revolori). Anni dopo, nel 1965,
lo stesso Zero (interpretato ora da F.Murray Abraham) racconterà la
sua storia ad un giovane scrittore (Jude Law) che ne farà un libro,
tramandando ai giorni nostri la memoria dei fatti e l’affresco di
un’epoca oramai estinta.
“Grand
Budapest Hotel” disegna mondi “scomparsi” in punta di pastello,
ricreandoli con nuove sembianze e lasciando affiorare le
illusioni con grazia magistrale.
Contro
la barbarie che avanza divengono indispensabili amicizia e
solidarietà (memorabile la “Società delle chiavi incrociate”,
una sorta di massoneria dei camerieri!); ognuno cerca il proprio
rifugio romantico e sogna tutto l’amore possibile, “dalla Z alla
A”!
I due protagonisti sono attorniati da un nutrito gruppo di attori importanti che, trasfigurati in maniera deliziosa, offrono la loro parte o si prestano anche soltanto per un piccolo cameo: Adrien Brody, Jeff Goldblum, Bill Murray, William Dafoe, Tilda Swinton, Edward Norton, Harvey Keitel, Mathieu Amalric, Lea Seydoux e Owen Wilson!
Lo
stile di Wes Anderson è inconfondibile ed ogni
cosa è confezionata con gusto, come fosse un dolce della prelibata
pasticceria di “Herr Mendl”.
La storia c’è ma è soprattutto una scusa per ricreare atmosfere
d’altri tempi, per dare vita a situazioni stravaganti, garbate ed
eleganti, per trascinare lo spettatore nel bel mezzo di inseguimenti
divertenti come quelli dei disegni animati.
E’
un fiorire continuo di creatività e colpi di macchina da presa
studiatissimi, di citazioni
“bizarre” (dal quadro di “Ragazzo con mela” alle pittoresche
squadracce Naziste in versione addolcita, riveduta e corretta).
Risaltano le geometrie ed i
colori saturi e, se
in mezzo a tanto rosso, rosa, azzurro e viola, tra le iperboli
fantastiche e l’immaginazione che piove a catinelle noterete
la mancanza di un po’ di concretezza, abbiate la compiacenza di
“perdonare”, perché tutto il resto funziona davvero alla
perfezione!
Le
storie si vivono oppure si raccontano soltanto. In molti casi si
scrivono affinchè altri possano leggerle. Talvolta capita che
registi dal grande talento come Wes Anderson ne ricavino il loro
singolarissimo ed intrigante cinema, un qualcosa di unico ed
indefinibilmente sospeso tra fumetto e pellicola d’autore.
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