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martedì 1 aprile 2014

QUANDO C'ERA BERLINGUER di Walter Veltroni
















Il Berlinguer di Veltroni, tra nostalgia, rimpianto e qualche eccesso di enfasi.

Voto **½         6½

Chi era Enrico Berlinguer? Un commissario? Uno scrittore di romanzi? Forse dal cognome un politico Francese, ma sarà stato di destra o di sinistra? A giudicare dalle risposte montate all’inizio della pellicola i giovani d’oggi non hanno davvero un ricordo nitido del più importante Segretario del Partito Comunista Italiano.

Per corroborare la memoria l’ex leader dei Democratici Walter Veltroni esordisce alla regia e confeziona un ritratto del suo maestro politico, mettendo insieme soprattutto testimonianze e filmati di repertorio, montati con sincera nostalgia e qualche eccesso di enfasi.

Un italiano su tre votava comunista alla metà degli anni ’70: erano tempi di grandi conquiste referendarie su questioni quali l’aborto ed il divorzio ed in cui si inseguivano ancora progetti politici di lunga lena. Un comunismo “diverso” provava a diventare forza democratica di governo ma sarebbe inciampato sul passaggio cruciale del “compromesso storico”.

Un’anima bella; un uomo integerrimo; un timido con il martello, che non è mai stato incudine”: nel ricordo di chi lo ha conosciuto (il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Eugenio Scalfari, la figlia Bianca, il capo scorta Menichelli e molti altri) emerge il ritratto di un uomo d’altri tempi, convinto della indispensabilità del buona pratica quotidiana della politica, che forse davvero credeva di poter cambiare le cose perseguendo un futuro migliore per tutti.

Nella pellicola di Veltroni - un tentativo per quanto più possibile onesto ed oggettivo di ricostruire un lungo arco di storia Italiana partendo da una figura simbolica - si affaccia anche Gaber, con le immancabili e quanto mai calzanti parole di “Qualcuno era comunista”. Fugaci ma coraggiose le sortite che puntano il dito sulla commistione dei poteri tra le banche e la politica, accennando al caso Ambrosoli; poi spazio anche alle ipotesi di Alberto Franceschini – uno dei fondatori delle Brigate Rosse – sul sequestro del magistrato Mario Sossi, ma nella sostanza nulla emerge di particolarmente nuovo o rivelatore.

Chiudono gli interminabili minuti dell’ultimo comizio di Padova nel giugno del 1984 – il giorno prima della sua morte - con Berlinguer che prosegue a parlare dal palco anche se sofferente, fino alla fine, quasi piegato su se stesso mentre la folla urla il suo nome: in quella resistenza e nella voglia di non cedere forse vi era il segno di una politica di altra tempra.

Subito dopo - in concomitanza con il suo funerale - sarebbe cominciata una lenta agonia politica della sinistra italiana: chi piangeva ai bordi della strada applaudendo al passaggio del feretro, non sospettava affatto dei futuri imprevedibili ed innumerevoli cambiamenti, nè delle “diverse” sofferenze che avrebbe dovuto affrontare per lungo tempo ancora.

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