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mercoledì 2 aprile 2014

IN GRAZIA DI DIO di Edoardo Winspeare


Quattro donne in difficoltà economica a causa della crisi: un film duro, che però non abbandona mai l’ottimismo e la sua tenerezza di fondo.

Voto ***          8


Nel Salento assolato la crisi azzanna feroce chi tenta di tenerle testa e le fabbriche del tessile vedono le commesse fuggire verso oriente. C’è chi ha già ricominciato a batter le vecchie vie dell’emigrazione con destinazione Svizzera mentre qualcun altro riscopre l’antico rapporto con la terra.

Winspeare racconta di una famiglia in drammatica difficoltà economica. Quattro donne: l'anziana mamma Salvatrice (Anna Boccadamo), la figlia grande Adele (Celeste Casciano, moglie del regista), che ha dovuto chiudere la sua attività imprenditoriale ed ora è ossessionata dai debiti, la sorella minore Maria Concetta (Barbara De Matteis) che sogna di fare l’attrice ed infine Ina (Laura Licchetta), figlia di Adele (nella finzione ed anche nella vita reale). Venderanno casa e azienda e torneranno a fare vita contadina nella masseria di campagna.

Il groviglio di sentimenti intrecciati ed oppressi dalle difficoltà è descritto con impeto sincero e raccontato con una serenità che sembra voler diradare le aggressive atmosfere cupe; alcune tensioni interne familiari sono rese con naturalezza magistrale e i sentimenti emergono a fior di pelle.

Winspeare tratteggia protagonisti smarriti ma reattivi, animi gonfi di rabbia, resi ostili dalle traballanti prospettive e da anni di sacrifici bruciati in un istante, ma anche l’importanza di ben disporsi alla vita, del soccorso importante della saggezza contadina e della forza della famiglia (qui a trazione matriarcale), la forza insinuante e determinante della gentilezza e della pazienza (basta guardare al personaggio di Stefano/Gustavo Caputo)

Ritorni al baratto e pomodori essiccati al sole: l’obiettivo si muove leggero tra strade affollate di ulivi, tra le marroni terre coltivate e l’erba verde mossa forte dal vento, quasi a voler rinforzare anche visivamente la simbiosi troppo spesso dimenticata tra uomo e natura e carezzando il film con attimi di silenzio e di pace.

Sceneggiato con Alessandro Valente e girato a Giuliano di Lecce con attori non professionisti, “In grazia di Dio” è duro ma senza abdicare nemmeno per un istante alla sua tenerezza di fondo, così da trasmettere continuamente un senso di fiducia e speranza piuttosto che di disperazione.

Il finale non scioglie tutte le tensioni, né rischiara definitivamente l’orizzonte ma si avverte avanzare un ottimismo capace di rendere la vita qualcosa di sempre desiderabile ed inebriante. 


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