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martedì 8 aprile 2014

TIR di Alberto Fasulo




Vivere o guadagnare? La vita itinerante di Branko, tra fatica ed alienazione.

             Voto ***     7


Il regista Friulano Alberto Fasulo entra in contatto con il micro-cosmo dei camionisti dopo un autostop e, colpito da questo particolare universo lavorativo, decide di dedicarvi una pellicola.

Così recluta l’attore Branko Završan e fa in modo che venga addirittura assunto a tempo determinato, presso una ditta di Trasporti di Verona. Tra approfondimenti, indagini e materiale girato, al termine di quattro anni di lavoro presenta la sua pellicola al Festival Internazionale del Film di Roma, vincendo il Marco Aurelio d’Oro.

Chi è il protagonista di “Tir”? Un uomo in perpetuo movimento lungo strade asfaltate e distaccato dalla comune realtà quotidiana, alienato in un mondo solitario e distante migliaia di kilometri ogni volta che la famiglia ha bisogno di lui. Durante una conversazione le parole di sua moglie – lontana, all’altro capo del telefono – suscitano in lui un leggero sentimento di gelosia, che però cede immediatamente il passo alla stanchezza: tempo e fatica sono sovrani tiranni!

Il camion è una residenza itinerante, un surrogato viaggiante di abitazione; l’abitacolo del mezzo supplisce alla mancanza di un letto ma non alla sua accoglienza ed il sonno, consumato in giacigli di fortuna, difficilmente ristora davvero.

L’obiettivo di Fasulo è costantemente su Završan e quando stacca è per triangolare immagini con gli specchietti retrovisori, scrutando ai lati delle strade o dietro le vetrine delle stazioni di servizio.

Molte le giornate condensate in meno di un’ora e mezzo di film: trafelati “(in)seguiamo” sullo schermo tutto quanto accade ed a mano a mano ci sfianchiamo anche noi osservando Branko caricare le merci, attendere le istruzioni e spostarsi sul suo mezzo da una città all’altra.

Ad ogni fotogramma che passa si incrina un po’ di più anche la nostra resistenza: ci sentiamo sfibrati per riflesso, probabilmente oppressi da una metafora della vita che in qualche misura cominciamo a figurarci come assimilabile alla nostra. Riconosciamo la similitudine dello stress ed alcuni ritmi pressanti ci risultano improvvisamente familiari.

Del film ci sfiora molto da vicino quel bivio dell’esistenza dove si è costretti a scegliere (qualora questo sia possibile!) se sia meglio vivere o guadagnare. Constatiamo dunque che il teorema di fondo ci riguarda ed a malincuore realizziamo che, pur essendo differenti e forse meno esposti alle intemperie della vita, non ne siamo poi così distanti, né del tutto al riparo. 

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