Visualizzazioni totali

sabato 15 marzo 2014

ALLACCIATE LE CINTURE di Ferzan Özpetek














Contro ogni malattia o infelicità l’unica cura possibile è vivere!

Voto **½         6½


Antonio (Francesco Arca) ha lo sguardo torvo ed intrigante, promette irresistibile carnalità e nasconde (nemmeno troppo) muscoli scolpiti sotto la tuta blu da meccanico. E’ poco incline a ragionare sui temi della diversità e dunque parrebbe inevitabilmente distante da Elena (Kasia Smutniak), donna delicata e dalle idee aperte e progressiste. 

Quest’ultima è amica di Fabio (Filippo Scicchitano), suo compagno di vita ma solo nelle avventure commerciali: in quanto a preferenze sessuali, meglio gli uomini!

Eppure, nonostante queste premesse, tra Antonio ed Elena finirà per brillare una scintilla, destinata a spegnersi niente affatto presto.

Ferzan Özpetek adora assicurare il primo piano agli “incroci delle diversità” che la realtà gli offre come spunto. Delle ruvidezze smussa gli angoli senza eliminarle, ricreando con il suo cinema un quadro d’insieme trasformato, dove lo scettro del comando viene consegnato a sentimenti ed affetti, che prevaricano abbondantemente tutto il resto e si affermano come la vera linea guida da seguire.

Il regista Turco (ma Romano d’adozione) controlla oramai sapientemente azione e racconto, incasellando ogni cosa in schemi oliati. Se da una parte questo offre innegabili vantaggi nella gestione della pellicola, di contro la comodità dell’ “abitudine narrativa” finisce per offuscare alcune importanti caratteristiche che, in passato, ne contraddistinguevano l’opera in misura maggiore, come ad esempio l’audacia e la libertà, alle quali Özpetek non rinuncia ma che stavolta risultano più “irreggimentate” del solito.

Di “Allacciate le cinture” bisogna necessariamente accettare alcune prevedibilità e molte “romantiche ineluttabilità”, assieme a tutti i “fantasmi a margine” in stato di perenne agitazione. Indispensabile sorvolare anche sulla proposizione di alcuni scontati stereotipi: solo così potremo ottenere in cambio gradevoli tessiture di emozioni e pulsioni.

Le soluzioni narrative cominciano ad esser troppo spesso “ricalcate” dalle precedenti esperienze ed a mostrare la corda ma, complessivamente, tutto sembra ancora tendere alla ricerca della genuinità.

Il cinema di Özpetek è come uno specchio nel quale guardarsi e rimodellare i contorni della realtà, che lui spesso arricchisce con slanci ottimistici, “prendere o lasciare”: dal dramma si naviga in pochi istanti verso orizzonti di inaspettata leggerezza e d’incanto appare possibile il superamento di qualsiasi ostacolo.

Nessun commento:

Posta un commento