Testimonianze
toccanti:
contro le ostilità preconcette e
la volgarità di una
cultura scadente.
Voto
*** 7½
Invertiti,
anti-natura, “capovolti”, “terzo sesso”:
queste solo alcune delle parole coniate da un mondo eterossessuale,
spietato e sessista, per additare con spregio gli omossessuali,
affiancate non di rado da altri vocaboli, pescati appositamente per
loro dallo “stanzino maleodorante” del vizio e dello squallore.
Difficile
però non condividere il dettame
“Il bambino è perfetto, sbagliata è la società”
di Jean Jaques Rousseau, filosofo del ‘700 e ancora oggi
riferimento per educatori e pedagogisti. Come considerare allora i
feroci divieti creati dagli uomini e dalla paura, il biasimo con il
quale si è voluta additare – di fatto creandola – una categoria
di esseri umani, arrivando ripetutamente a colpirla con scherno,
violenza e cattiveria?
Gianni
Amelio (di recente ha fatto “outing” durante una colloquio con la
giornalista Natalia Aspesi) con il suo “Felice chi è diverso”
si schiera contro decenni
di cultura scadente
- questa certamente volgare
-
mirando a muover guerra al pregiudizio costituito, che ancora oggi
vede molte persone propense a considerare l’omosessualità come una
malattia da curare in appositi centri di recupero, magari con una
medicina o una puntura salvifica.
L’arma
usata dal regista è la testimonianza, la verità fatta affiorare per
mezzo dei ricordi
di coloro che sulla propria pelle hanno patito il peso di una
società ostile, che hanno visto minata la loro sensibilità e la
loro tranquillità affettiva ed hanno dovuto proteggere - come meglio
hanno potuto - pensieri, sogni e desideri, provando ad evitare che
divenissero incubi. Ottimo
anche il collaterale lavoro di ricerca e documentazione sui materiali
d’epoca di Francesco Costabile.
Molti
i volti sconosciuti, altri quelli più noti: Ninetto Davoli, Paolo
Poli e il critico ed attore John Francis Lane. Dalle loro labbra
memorie di giorni gioiosi o difficili, l’eco di vecchie
“birichinate” clandestine consumate all’ombra di un portone;
rievocazioni di luoghi del passato, ambigui ma necessari per dare
corpo ad un desiderio altrimenti inaccessibile.
“Felice
chi è diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso essendo
egli comune”: riassumono molto del senso generale queste poche parole - da una poesia di Sandro Penna - brevi ed incisive, dalle quali possiamo scorgere in controluce l'esuberanza e la ricchezza dei mille colori del mondo e, in contrapposizione, un monito rivolto a tutti i benpensanti che, mentre additano le altrui "anomalie", non si avvedono di quanto nuocciano persino a loro stessi.
Ottima recensione, il film merita davvero
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