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martedì 4 marzo 2014

LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino











L’apatica lascivia della “dolcevita” 

borghese aggiornata al 
giorno d’oggi: la bellezza è solo un 

rimpianto.

      Voto ***         7½


Jep Gambardella (Toni Servillo) è un uomo stanco di affogare nella mondanità, deluso dai suoi stessi errori e dalla sue rinunce. 

Rimpiange le belle occasioni perdute: cercava “La grande bellezza”, ma non l’ha trovata ed ora, forse, è troppo tardi. Compie sessantacinque anni e fa una scoperta sconvolgente: non può più perder tempo a fare quel che non gli va di fare!

Al fianco di questo protagonista sfilano molti altri “prototipi moderno-borghesi”, controfigure di loro stessi che affondano con lenta consapevolezza nella mediocrità cafona, nel pallore di una “vita che non è stata”, a passo stanco, circondati da un cattivo gusto debordante ed a ben guardarlo persino imbarazzante.

Sorrentino aggiorna ad oggi “La dolce vita” di Felliniana memoria con una sequenza di cartoline amare e cupe, composte anche con visioni surreali. Confeziona il suo film con chirurgica precisione tecnica - talvolta forse eccessiva - trovando  il passo giusto per portare in luce le baracconate travestite da eleganza e descrivere l’insieme di una società decadente, irrimediabilmente distante dai sogni, dall'innocenza e da qualsiasi consistenza.

Una Roma borghese, pelandrona e senza nerbo è il set ideale, che allude ad una più ampia visione del declino Italiano (o universale). 

Vitelloni stanchi - scrittori da romanzetto o millantatori di false sofferenze e vocazioni civili che furono - masticano amaro rimpianti ed insoddisfazioni, ostentano sorrisi e false serenità. Si nutrono ancora delle loro vanterie seriose, di artifici pedanti e vuoti, vacuità necessarie per evitare il confronto con la loro meschinità: hanno perso l'attitudine alle belle cose !

Sceneggiato con Umberto Contarello “La grande bellezza” è abbastanza impietoso per farci male e lasciare un segno indelebile - estetico e di sostanza - a futura memoria.

Il mondo degli esseri umani è seducente e feroce: della sua vera bellezza Sorrentino poco ci mostra, sbilanciato ad osservare il “versante nero” con grande crudeltà cinematografica. Una festa amara per gli occhi, uno stillicidio devastante per la speranza e per l'anima.

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