Le
ultime ventiquattr’ore di un giovane innocente: l’impegno civile
di Coogler nel film vincitore del Sundance 2013.
Voto
**½ 7
Il
primo giorno dell’anno 2009, fermato dalla polizia assieme ad altre
persone presso la Stazione di “Fruitvale” in California, un
ragazzo di colore di ventidue anni chiamato Oscar
Julius Grant III (Michael
B.Jordan) perse la vita trafitto da un colpo d’arma da fuoco.
Ryan
Coogler, nel suo pluripremiato esordio (nel 2013 ha vinto il Gran
Premio della Giuria ed il Premio del Pubblico come film drammatico al
Sundance nonchè il Premio “Avenire” per il miglior debutto a
Cannes) racconta di questo tragico episodio.
Ricostruisce
le ultime ventiquattro ore di un
giovane innocente, esaltando i
tratti più comuni della sua quotidianità e rendendo con questo
ancora più agghiacciante e priva di senso la tragedia della sua
morte.
Sebbene
sia l’inizio festoso di un nuovo anno è un silenzio sordo e che sa
di presagio quello che avvolge la banchina vuota di “Montgomery
Station”, dopo che il treno se n’è andato infilandosi sotto il
tunnel. Il convoglio riaffiorerà alla fermata successiva che per
qualcuno, purtroppo, sarà l’ultima.
Due
solamente gli anni inflitti al poliziotto che ha sparato (solo undici
i mesi scontati) e nessuna consolazione per una bambina rimasta
orfana del padre senza alcun motivo.
A fine pellicola vediamo la
piccola Tatiana nelle immagini di una recente manifestazione di
protesta proprio a Fruitvale, mentre all'inizio scorrono le immagini
di un video originale - girato con il telefono cellulare - che
testimonia l’assassinio di Oscar.
Un
film non può assicurare giustizia
a chi non l’ha ancora avuta però
il suo contributo puo' far si che questo accada e soprattutto
concorrere ad evitare che nulla di simile abbia a ripetersi.
Portandoci a conoscenza dei fatti Coogler prova a restituire la
dignità infangata di una vittima innocente e chiede a tutti noi di
non dimenticare.
Nessun commento:
Posta un commento