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mercoledì 26 febbraio 2014

EU 013 - L'ULTIMA FRONTIERA di Alessio Genovese e Raffaella Cosentino










Ospiti indesiderati d’Europa”: le vite sospese di esseri umani “irregolari per legge”.

Voto ***       6½


C.I.E.” (Centri di Identificazione ed Espulsione): sembrano carceri ed anche se non lo sono hanno le stesse invalicabili sbarre di ferro; la privazione della libertà ha il medesimo sapore acre, produce la stessa rassegnazione, rabbia o disperazione.

In Italia circa ottomila persone (stranieri) vi sono “trattenute”, in regime di “detenzione amministrativa”, senza aver commesso nessun reato penale o esser mai state giudicate in alcun processo. All'interno, il nome degli ospiti – che non possono reclamare il diritto nemmeno di possedere un accendino o un telefono cellulare - è sostituito da un insieme anonimo di cifre.

Privi di documenti e permessi di soggiorno gli esseri umani divengono “irregolari per legge” e possono essere obbligati a “soggiornare” presso queste strutture fino a diciotto mesi. Strumentali ad interessi politici ed economici, ben lontani dall'esser risolutivi, i ”C.I.E.” incidono sul bilancio nazionale per cinquanta milioni di euro l'anno!

Dopo i “necessari” accertamenti, allo scadere del periodo di “reclusione” - disposto da un questore e convalidato da un giudice di pace - il rilascio. Chi non ha sanato le proprie “pendenze” riceverà un “foglio di via” e sarà costretto ad abbandonare il territorio Italiano ma, senza le “giuste credenziali”, nemmeno il resto d’Europa sarà mai “libero e calpestabile”: perché i trattati di Schengen hanno aperto le frontiere solo per proteggere e favorire il “benessere di pochi”, infischiandosene dei bisogni e delle speranze di moltissimi altri.

EU 013 – L’ultima frontiera” - film-documento di Alessio Genovese e Raffaella Cosentino - ci mostra per la prima volta immagini dall’interno di alcune delle tredici strutture presenti sul territorio Italiano: Ponte Galeria (Roma), Bari e Milo (Trapani).

Video-Frammenti” di vite sospese per un tempo “non precisamente quantificabile”, “ergastoli bianchi” in attesa di un intervallo. L’indeterminazione alla quale è sottoposto il futuro, l’umiliazione e la “declassificazione della gente”, ricordano per alcuni aspetti le condizioni patite nelle strutture manicomiali “pre-Basagliane”.

Mentre la maggior parte della popolazione Europea coltiva la sua indifferenza – accostandole persino fastidio ed irritazione - questo lavoro cerca di stimolare l’attenzione, di colmare la nostra deplorevole distanza dalle condizioni altrui.

I titoli di coda restituiscono un nome ad ogni “detenuto”, facendoci sottilmente notare quanto possa esser grave mancare di rispetto a qualunque essere umano e ricordandoci quale aberrazione possa celarsi nel ridurre le persone ad una sequenza di numeri

1 commento:

  1. Bellissime e strazianti le immagini delle sbarre metalliche sullo sfondo azzurro del cielo

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